Viviamo in una sorta di “horror vacui” del silenzio.
Continuamente immersi in rumori, suoni, parole, stimoli di ogni genere, fino a esserne completamente saturati.
Un flusso ininterrotto, che nella nostra mente si struttura in concetti, schemi, infine abitudini.
Prigionieri di tutto ciò, attraversiamo il tempo concessoci, eludendo domande, rimandando risposte.
Tuttavia, come ricorda S. Agostino “bisognerà pure assegnare un tempo e scegliere le ore per la salvezza della nostra anima”.
Ecco, quindi, il bisogno di Silenzio.
Fermare il flusso, svuotare la nostra mente e il nostro tempo, renderli come una tazza che per ricevere del tè, deve appunto essere vuota di ogni altro contenuto.
E divenire disponibili all’ascolto.
Ritrovare una verginità per confrontarci e accogliere quell’Annuncio che, alla fine, comunque sceglieremo, segnerà la nostra esistenza.
La dimensione dello Spirito si svela e si lascia comprendere, nel momento in cui, attraverso il Silenzio, le spalanchiamo spazio, le concediamo tempo.
Ho cercato pensieri, messo insieme parole, nel tentativo di offrire una possibilità per guardare, ascoltare, dentro di noi e dentro la vita, secondo una prospettiva diversa.
Che possa, almeno in parte, lenire il dolore del vivere, e donare un sorriso di speranza.
La ricerca di un Silenzio fertile, che ci consenta di “... ascoltare la voce dei pini e dei cedri quando non c’è un alito di vento...”.