Per chi giunge dalla Strada Statale che scende dalla Planargia di Suni, la città storica di Bosa si presenta, all´improvviso, in parte arroccata intorno al colle di Serravalle nel borgo medioevale che risale all´epoca della signoria malaspiniana, ed in parte distesa nell´ampia pianura fluviale. Il centro antico, il Castello, il fiume Temo sono gli elementi caratterizzanti, distintivi del paesaggio urbano, così diverso da quello stereotipo – scriveva Antonio Romagnino – di una Sardegna di pietra e di vento. Viceversa, per i pescatori che giungono dal mare, la costa di Bosa si riconosce immediatamente dalla foce del fiume, dal porto, dalla Torre e dal Faro, posti – questi ultimi – sulla sommità di quel grande e nudo scoglio tufaceo che è l´Isola Rossa. Ed è proprio l´Isola Rossa – al centro del delta fluviale – l´elemento di raccordo di questa ampia ricerca storica. L´autore racconta, in questo libro, come negli anni l´uomo sia intervenuto, più o meno consapevolmente ed opportunamente, in questo ambiente oltremodo delicato, al margine del delta fluviale, poi dell´estuario, allora quasi ostruito per la presenza di un´altra isola perduta, quella sulla quale sorgeva la chiesa di San Paolo Eremita. I manufatti si sono in ogni caso congiunti con l´ambiente naturale ed anche se ne hanno alterato la fisionomia, sono – nel tempo – andati integrandosi pienamente con esso. L´Isola Rossa non è più veramente un´isola e progressivamente si è andata unendo e confondendo con la terra ferma. Un incrocio raro per la Sardegna: spiaggia, fiume, isola, rocce, mare che sotto i nostri occhi si modificano costantemente e inesorabilmente nella loro essenza e fisionomia. L´uomo ha agito in questo spazio circoscritto, in questo tratto di costa vulcanica, in maniera continua nel tempo inseguendo i propri sogni, cercando risposte alle sue più svariate esigenze, nella forse illusoria speranza di piegare ai propri fini la natura. Ma tant´è. E la storia in questo caso, con le sue vicende, i suoi vissuti, le sue stratificazioni ci aiuta – se non a comprendere – almeno a interpretare.
Gerardo Severino
Capitano della Guardia di Finanza Gerardo Severino è nato a Castellabate (Salerno) nel 1961. Arruolato nel Corpo nel 1981, vi ha percorso una brillante carriera operativa. Promosso ufficiale per meriti eccezionali nel 2003, dopo aver prestato lungamente servizio presso il Gruppo d´Investigazione sulla Criminalità Organizzata (GICO) di Roma, è stato posto alla direzione del Museo Storico del Corpo, nonché a capo di due Sezioni dell´Ufficio Storico del Comando Generale della Guardia di Finanza.
Attualmente ricopre anche l´incarico di Direttore del ´Nucleo di Ricerca´ al quale il Comandante Generale della Guardia di Finanza ha affidato il compito di ricostruire le azioni umanitarie delle quali si resero protagonisti i finanzieri in favore dei profughi ebrei e dei perseguitati dal nazi-fascismo dopo l´8 settembre 1943.